13 dic 2012

"C'è aria di Natale" a Capo D'Orlando


 "C'è aria di Natale". E' questo lo slogan scelto per il cartellone delle manifestazioni promosse dal Comune paladino. In programma una decina di iniziative, distribuite nel periodo tra l'Immacolata e l'Epifania. Stasera, alle 17, verrà inaugurato il "Mercatino di Natale" realizzato nell'isola pedonale. Dodici "casette" di legno che rimarranno nella via Francesco Crispi fino al 6 gennaio. Una novità, che in città ha già incassato qualche commento. Da un lato le perplessità di chi si sofferma sul costo degli stand (per realizzare il mercatino il Comune ha deciso di acquistare 12 chioschi in legno di abete per un costo complessivo di circa 12 mila euro) e si chiede quale sarà il bilancio; dall'altro l'entusiasmo di chi la ritiene un'iniziativa interessante su cui scommettere. Per tirare le somme bisognerà attendere qualche settimana.
Intanto si aspetta l'inaugurazione, che sarà acconpagnata da musica ed animazione per i bambini. E c'è già qualche anticipazione riguardante alcuni gazebo. "Pasticcieri e fornai faranno degustare le loro prelibatezze natalizie. - anticipano gli organizzatori - Artiste del ricamo esporranno i loro lavori, che sono delle vere e proprie opere d’arte". Ha lavorato all'iniziativa l'assessore al turismo Rosario Milone. “Il nostro obiettivo è quello di riprodurre l’aria tipica dei mercatini del nord Europa. – afferma – Per questo durante le serate di apertura verranno proposte degustazioni tipiche del periodo natalizio. A tal proposito - aggiunge - mi preme ringraziare i commercianti di Capo d’Orlando che con entusiasmo hanno condiviso questa nuova iniziativa”. Il Mercatino di Natale resterà aperto tutti i giorni dalle 17 a mezzanotte. A pochi passi dall'isola pedonale, nella chiesa di Maria Santissima di Porto Salvo di piazza Merendino, in esposizione fino al 6 gennnaio le opere della "Mostra - Concorso dei Presepi" inaugurata sabato scorso. Organizzata dall’Assessorato comunale all’artigianato alle politiche giovanili per il quarto anno consecutivo, l'iniziativa è una vetrina per le opere di appassionati dell’arte presepiale. Porte aperte dal lunedì al venerdì dalle ore 16 alle ore 20, il sabato la domenica ed i festivi dalle 9 alle ore 13 e dalle 16 alle ore 21.
Nel cartellone delle manifestazioni anche gli spettacoli musicali della “Dixieland Street Band” e il concerto “Note di Natale” a cura dell’Accademia della Musica.

12 dic 2012

Le origini pagane del Natale


Nel corso della ricerca di informazioni e documenti riguardanti le origini pagane del Natale, quello che stupisce è che la data del 25 dicembre, prima di diventare celebre come “compleanno di Gesù”, sia stata giorno di festa per i popoli di culture e religioni molto distanti tra loro, nel tempo e nello spazio.
Le origini di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è “principio” della vita sulla terra e che “dal principio” è stato oggetto di culto e di venerazione: il sole.
Agli albori dell’umanità, esisteva un ricco calendario di feste annuali e stagionali e di riti di propiziazione e rinnovamento.
I popoli nel periodo primitivo della loro esistenza erano intimamente legati al “ciclo della natura” poiché da questo dipendeva la loro stessa sopravvivenza. Al tempo, la vita naturale appariva indecifrabile, incombente, potente espressione di forze da accattivarsi; era un mondo magico. L’uomo antico si sentiva parte di quella natura, ma in posizione di debolezza. Per questo, attraverso il rito, cercava di “fare amicizia” con questa o quella forza insita in essa.
Al centro di questo ciclo c’era l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la “stella del mattino” che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo. Per quest’ultimo, temere che il sole non sorgesse più, vederlo perdere forza d’inverno riducendo sempre più il suo corso nel cielo, era un’esperienza tragica che minacciava la sua stessa vita. Perciò, doveva essere esorcizzata con riti che avessero lo scopo di evitare che il sole non si innalzasse più o di aiutarlo nel momento di minor forza.
È proprio partendo da questa considerazione che possiamo individuare le origini dei rituali e delle feste collegate al solstizio d’inverno.
Durante queste feste venivano accesi dei fuochi (usanza che si ritrova nella tradizione natalizia di bruciare il ceppo nel camino la notte della vigilia) che, con il loro calore e la loro luce, avevano la funzione di ridare forza al sole indebolito.
Spesso questi rituali avevano a che fare con la fertilità ed erano quindi legati alla riproduzione. Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori dell’abbondanza e in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani e greci, di accoppiamento durante le feste.

Del solstizio d’inverno

Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”).
Se ci troviamo nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo infatti osservare come il sole sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno.
Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.
Questa interpretazione “astronomica” può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, pare strano, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.
Per fare un esempio, a Maeshowe (Orkneys, Scozia) si erge un tumulo datato (con il metodo del carbone radioattivo) 2750 a.C. All’interno del tumulo c’è una struttura di pietra con un lungo ingresso a forma di tunnel. Questa costruzione è allineata in modo che la luce del sole possa scorrere attraverso il passaggio e splendere all’interno del megalite, illuminando in questo modo il retro della struttura. Questo accade al sorgere del sole e al solstizio d’inverno.
http://www.riflessioni.it/testi/radici_natale.htm

IL VECCHIO NATALE



Il Vecchio Natale

Mentre la neve fa, sopra la siepe,
un bel merletto e la campana suona,
Natale bussa a tutti gli usci e dona
ad ogni bimbo un piccolo presepe.

Ed alle buone mamme reca i forti
virgulti che orneran furtivamente
d'ogni piccola cosa rilucente:
ninnoli, nastri, sfere, ceri attorti...

A tutti il vecchio dalla barba bianca
porta qualcosa, qualche bella cosa.
e cammina e cammina senza posa
e cammina e cammina e non si stanca.

E, dopo avere tanto camminato
nel giorno bianco e nella notte azzurra,
conta le dodici ore che sussurra
la mezzanotte e dice al mondo: È nato!

di Marino Moretti

"L'ABETE DI NATALE" (di Gianni Rodari)


"L'ABETE DI NATALE"


Chi abita sull'abete
tra i doni e le comete?

C' è un Babbo Natale
alto quanto un ditale.
Ci sono i sette nani,
gli indiani,
i marziani.
Ci ha fatto il suo nido
perfino Mignolino.

C'è posto per tutti,
per tutti c'è un lumino
e tanta pace per chi la vuole
per chi da che la pace
scalda anche più del sole

di Gianni Rodari

Letterina di Natale


Letterina di Natale,
sotto il piatto del papà
sta tranquilla, zitta e buona
finché lui ti troverà.
Quando poi, finito il pranzo,
saran letti i miei auguri,
saran lette le promesse
per il tempo che verrà,
letterina te ne prego
tu per me non arrossire:
per quest'anno le promesse
io ti posso garantire,
perché quel che ho scritto dentro
sarà proprio tutto fatto.
Letterina di Natale
sta tranquilla sotto il piatto.

La leggenda delle ghirlande di Natale


In Germania, un deliziosa leggenda racconta che tanto tempo fa, la vigilia di Natale una madre di famiglia era tutta indaffarata a pulire la sua casa per le feste di Natale. I ragni che si trovavano nella casa si rifugiarono in soffitta .
Quando la casa fu pulita i ragni uscirono della soffitta e con prudenza scesero la scale sulla punta delle loro otto piccole zampe per vedere cosa era successo.
Che meraviglia ! che bell' albero di Natale. Per i ragni era una cosa nuova e nella loro felicità cominciarono a salire e salire senza accorgersi che avevano ricoperto l'albero di mille file grigi e polverosi.
Quando Babbo Natale scese dal camino con i sue regali vide l'albero tutto ricoperto di ragni e di fili. In un primo momento si mise a ridere nel vedere la felicità dei ragni, poi pensò alla signora che aveva preparato l'albero e pulito la casa per il Natale.
Magicamente Babbo Natale trasformò i fili tesi dai ragni in fili d'oro e d'argento, l'albero era di nuovo scintillante e più bello di prima.
Ecco perché decoriamo i nostri alberi di Natale con le ghirlande e penso che sarebbe bello mettere ogni anno un piccolo ragno (finto) tra i rami del nostro albero

Storia della Stella Cometa


Sin dai primordi dell'umanità la luce è stata considerata una manifestazione del sacro e del divino. L'idea che un "segnale" luminoso accompagni un evento miracoloso è la più elementare conseguenza di tale idea. Si è più volte tentato, da parte degli astronomi, di scoprire se una cometa si fosse manifestata negli anni in cui è presumibilmente nato Gesù di Nazareth ed è stata anche avanzata l'ipotesi dell'esplosione di un corpo celeste.

IL RITO DELLA STELLA DEL BRESCIANO
La Stella Cometa è il tema principale di un antico rito che si svolgeva in alcune zone montane della Lombardia, che purtroppo sta cadendo in disuso.
Secondo una tradizione agricola che è diffusa in tutto l'arco alpino della provincia di Brescia, l'Epifania è celebrata con il rito della "Stella".
Questa tradizione è ancora in uso in molti centri, in una zona delle valli bresciane, compresa tra la bassa Val Trompia e il lago di Garda, e in particolare riguarda alcuni centri della Valvestino, come Magasa, Vico di Campovalle, e intorno al lago d'Idro, come Lemprato, Idro, Brozzo, Crone, Treviso Bresciano. Il canto della Stella viene eseguito a tarda sera da un coro maschile, composto di giovani e adulti, ma non da bambini, eventualmente con accompagnamento musicale, in alcuni paesi si usa la fisarmonica, o chitarra e mandolino, due violini, o due chitarre, o anche clarinetto contrabbasso e mandolino.
Un componente del coro è incaricato di reggere un'asta, alla cui sommità è fissata una struttura a forma di stella a quattro o cinque punte, che è ricoperta di carta. La stella di carta è illuminata all'interno, un tempo mediante una candela, oggi con una lampadina collegata ad una batteria, e viene messa in movimento e fatta girare tramite una cordicella. Da qui prende il nome la caratteristica manifestazione. A Lemprato è tradizione che la stella contenga anche un presepio di carta ritagliata.
Alcuni dei cantori, oppure altre persone che li seguono, portano dei cestini dove saranno raccolti i doni.
Solamente in un paese, a Lavenone, un piccolo comune con circa 600 abitanti, tre dei cantori erano abbigliati da re Magi, con corone di cartone e mantelli, e uno con la faccia tinta di nero.
Il coro esegue una strofa del canto, detta "Punto", davanti ad ogni casa, ma a Treviso Bresciano la "Stella" viene cantata interamente ad ogni crocevia del piccolo centro.
Il gruppo gira fino a tarda sera per le vie del paese eseguendo il canto della "Stella", ricevendo, in cambio della prestazione, regali in natura, come formaggio, farina gialla, vino oppure denaro, che viene usato per una cena collettiva.
In tutti i paesi però manca una qualsiasi richiesta esplicita di doni, così come mancano formule di imprecazione all'indirizzo di chi non ha dato nulla, tipico di molti canti di questua. La raccolta è comunque abbastanza sostanziosa e questo potrebbe rappresentare uno dei motivi della conservazione di questa cerimonia.
I doni ricevuti in cibarie servono per una cena comune, la sera dell'Epifania, in cui il piatto tipico è solitamente costituito dalla polenta taragna, e cioè mescolata con molto formaggio.
La metà dei proventi ricevuti in denaro è generalmente consegnata al parroco del paese per scopi benefici. Questo è praticamente l'unico legame tra la cerimonia della Stella e l'autorità ecclesiastica locale.
La Stella viene cantata anche nei paesi vicini che non possiedono una propria tradizione di canto. Magasa è un piccolo centro con 189 abitanti nell'ultimo censimento del 2001, posto a 970 metri di altitudine, e i suoi cantori raggiungono anche Mandria, Armo, Moerna e Turano, mentre un tempo quelli di Anfo si recavano a Bagolino e a Ponte Caffaro. Questo avviene nelle sere tra Santo Stefano e la vigilia dell'Epifania. In quest'ultima sera la Stella viene eseguita nel paese stesso del coro.
I testi della Stella sono rappresentati in copie manoscritte, in possesso di privati, trascritte dalla tradizione orale e presentano delle diversità da paese a paese. I Re Magi parlano accennando al loro viaggio e all'adorazione del Bambin Gesù, descrivono l'arrivo a Betlemme sino alla strage degli innocenti.

VITERBO CHRISTMAS VILLAGE

 Tutta la magia del Natale a Viterbo. In una bellissima dimora del '400 potrai trovare La casa di Babbo Natale. Potrai visitare La Fabbr...