Ventotto metri di altezza per cinque tonnellate, la ‘Torre illuminata’ viene trasportata a spalla da 100 ‘facchini’ per vie e vicoli, rigorosamente al buio, della cittadina della Tuscia. Un percorso di circa un chilometro che prevede cinque soste fino ad arrivare davanti alla Basilica dedicata alla ‘santa bambina’, morta secondo la tradizione a soli 18 anni. L’ultimo tratto, però, è il più ostico: una salita, con una pendenza non indifferente, che viene affrontata di corsa dalla squadra al completo dei facchini.
Migliaia le persone che ogni anno arrivano a Viterbo per assistere al trasporto della Macchina di Santa Rosa. Quasi esauriti i 2500 biglietti per i posti nelle Tribune, allestite nelle piazze delle cinque fermate.
Fervono, intanto, i preparativi per l'allestimento della Macchina. Anche quest'anno a sfilare sarà ‘Fiore del Cielo’, ideata da Arturo Vittori, che correrà per le vie di Viterbo fino al 2013. Ogni cinque anni, infatti, il Comune bandisce un concorso pubblico per un nuovo modello di Macchina. Lunedì scorso è stata issata sulla Macchina la statua di Santa Rosa, alla presenza dei due assemblatori Contaldo Cesarini e Vincenzo Fiorillo, dell'assessore alla Cultura Enrico Maria Contardo e del sindaco di Viterbo Giulio Marini.
La tradizione del Trasporto della Macchina di S. Rosa nasce il 4 settembre del 1258, data in cui avvenne, per volontà di Papa Alessandro IV, la solenne traslazione del corpo della Santa dalla fossa comune di S. Maria del Poggio al Monastero della Clarisse, poi ribattezzato in suo onore. In quell'anno infatti il corpo, sepolto direttamente nella terra (senza bara) sette anni prima, fu ritrovato integro. Anzi, secondo quanto tramandato, sul corpo c'erano ancora i boccioli di rosa del giorno della sepoltura.
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