Il Natale, certo, è la festività con cui si celebra la nascita di Gesù, ma una buona parte delle abitudini e dei riti che pratichiamo in famiglia e con gli amici, quindi al di fuori della liturgia cristiana, risale proprio al tempo degli antichi Romani.
L'uso di farsi i regali per Natale, le strenne natalizie, proviene infatti dalla tradizione di Roma antica che prevedeva proprio lo scambio di doni augurali durante i Saturnali (Saturnalia), festività in onore del dio Saturno che si celebravano dal 17 al 23 dicembre.
Secondo Varrone, l'usanza di farsi regali in questo periodo venne istituita da Tito Tazio, quindi agli inizi della fondazione di Roma, il quale per primo colse, come buon auspicio per il nuovo anno, il ramoscello di una pianta (arbor felix) posta nel bosco sacro alla dea Strenia, da cui derivò il termine strenae, strenne, per i doni di vario genere.
I Saturnali erano tra le feste più antiche ed importanti di Roma; in origine si celebravano per un solo giorno, il 17 dicembre, per poi essere estesi, all'incirca all'epoca di Cicerone, a una settimana, fino al 23 dicembre appunto. Si festeggiavano durante il riposo dai lavori agricoli e rappresentavano quindi la temporanea liberazione dalle fatiche del lavoro, dalle costrizioni sociali e dalle convenzioni morali, con un ribaltamento dei ruoli sociali, in cui gli schiavi erano temporaneamente liberi. La festa, dedicata a Saturno quale dio della fertilità, serviva anche ad augurare la fecondità della terra.
L'origine delle festività dei Saturnali è incerta: c'è chi la colloca all'epoca della costruzione, ai piedi del Campidoglio, del tempio dedicato a Saturno, individuata dagli studiosi tra il 501 e il 498 a.C., quindi agli inizi della Roma repubblicana; il dies natalis del tempio corrispondeva proprio al 17 dicembre. Alcune leggende riportate da Macrobio nella sua opera "Saturnali" fanno risalire le festività a Giano, antico re d'Italia che ospitò Saturno nel suo regno, imparando da lui i rudimenti dell'agricoltura, e che scomparso questi misteriosamente fu divinizzato, istituendo in suo onore le feste dei Saturnali. Un'altra tradizione fa risalire i Saturnali addirittura ai compagni di Ercole rimasti in Italia. In ogni caso, sempre stando a Macrobio, pare che le feste in onore di Saturno fossero molto antecedenti alla fondazione di Roma.
I Saturnali dell'antica Roma si aprivano con la celebrazione di riti religiosi, con i consueti sacrifici e l'allestimento del lettisternio (Lectisternium), l'offerta di cibo alla divinità la cui statua veniva adagiata sul letto conviviale, dopo averla liberata dai lacci che la tenevano legata per il resto dell'anno. Successivamente veniva allestito un grande banchetto al quale tutti, senza distinzione di ceto, erano invitati e al termine del quale i partecipanti si scambiavano l'augurio "Io, Saturnalia!".
I Saturnali erano dominati da un clima molto festoso e di trepidante attesa, descritti da Catullo come i giorni migliori. Segnavano il passaggio, infatti, tra il vecchio e il nuovo anno, tra il sole che muore e il nuovo che nasce; le celebrazioni si svolgevano a ridosso del solstizio d'inverno che per gli antichi romani cadeva proprio il 25 dicembre.
Durante le festività veniva sovvertito l'ordine sociale: gli schiavi erano temporaneamente liberi di far quel che credevano, potevano parlare apertamente ai loro padroni, stare a tavola con loro e venire perfino serviti da loro, anche se in realtà questo non accadeva quasi mai, servendosi piuttosto i padroni di cuochi e servitori esterni, una sorta di "catering" dell'antichità.
Il gioco d’azzardo, normalmente vietato, era consentito a tutti, anche agli schiavi, anche se era considerato un momento sacro più che ludico. Saturno, infatti, era rappresentato come Giocoliere supremo, colui che possedeva la chiave del Gioco cosmico, cioè di ogni ciclo: regolava l'Ordine Universale con le mosse del suo bastone scettro. Il gioco pertanto serviva per predire il futuro.
La nostra tombola di Natale non è altro che una lontana reminiscenza di questa antica consuetudine.
Comunque, quello dei Saturnali, era un periodo per mangiare, bere, divertirsi ed essere gentili gli uni con gli altri, in un clima di euforia e di attesa per una nuova prosperità.
L’approccio più goliardico della festa era enfatizzato dall’abbigliamento: durante i Saturnali non si indossava la toga, che lasciava il posto a un abbigliamento più informale, molto colorato e sgargiante (synthesis) e tutti indossavano il pileo, un cappello a forma di cono, con la punta arrotondata e dal bordo rialzato, simbolo degli schiavi liberati. Si eleggeva anche una specie di re burla, Saturnalicius princeps, che vestiva con una buffa maschera e con colori sgargianti, tra i quali spiccava il rosso, il colore degli Dèi, e del nostro Natale...
Si usava scambiarsi dei doni, specialmente candele di cera, piccole immagini o bambole di terracotta dette sigillaria, dolci e frutta secca ed esotica.
Marziale nei suoi Epigrammi, Libro 14, cita alcuni esempi di regali che si offrivano durante i Saturnali: tavolette di scrittura, dadi, salvadanai, pettini, stuzzicadenti, un cappello, un coltello da caccia, una scure, diverse luci, balli, i profumi, un maiale, una salsiccia, un pappagallo, tavoli, bicchieri, cucchiai, capi di abbigliamento, statue, maschere, i libri e animali domestici.
Non molto diverso dunque dagli oggetti e dalle piccole cianfrusaglie del nostro Natale...
Non ci sono prove che i Cristiani dei primi secoli celebrassero la nascita di Gesù. Infatti, in accordo con le leggi e la tradizione ebraica delle origini è molto probabile che le nascite non venissero affatto celebrate, in quanto tali celebrazioni erano considerate un'usanza pagana.
Nei Vangeli non compare nemmeno un riferimento preciso alla data della nascita di Gesù. Fu la Chiesa pertanto a fissare una data in questo senso, con l’obiettivo di arginare i culti pagani e possibilmente inglobarli nelle proprie celebrazioni, come molto probabilmente è accaduto con le usanze romane legate ai Saturnali.
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